I segnali di ripresa rilanciano l'argento e frenano l'oro

L'allarme per il lancio di missili nel Mediterraneo – un test condotto da Israele, come è emerso in seguito – ha riportato l'oro oltre quota 1.400 dollari l'oncia. Il rialzo del lingotto è stato tuttavia oscurato da quello dell'argento, che già da qualche giorno è in accelerazione e secondo alcuni analisti potrebbe avere buone possibilità di proseguire il rally: al Comex il metallo ha guadagnato circa il 4%, riavvicinandosi al picco della settimana scorsa, quando era ai massimi da metà aprile (24,649 $/oncia). Il rialzo dell'oro è stato invece di circa l'1% (in serata quotava intorno a 1.410 $/oz), nonostante l'incombere dello sciopero nelle miniere sudafricane. La protesta, proclamata dal Num, il maggiore sindacato di settore, è iniziata ieri sera dopo che l'appello del presidente Jacob Zuma è caduto nel vuoto: «Devono trovare una soluzione o lo sciopero danneggerà entrambe le parti», aveva avvertito Zuma, evidenziando i gravi rischi per l'economia del Paese, già colpita da altri scioperi nell'industria automobilistica e nell'edilizia. Le agitazioni nel settore minerario, secondo il Governo di Pretoria, hanno ridotto la crescita del Pil dello 0,5% nel 2012 e dello 0,3% nella prima parte di quest'anno. A tenere a freno l'oro potrebbe aver contribuito il rialzo del dollaro, ai massimi da oltre un mese su euro e yen. Anche i rendimenti dei Treasuries sono saliti. Sullo sfondo ci sono gli ottimi dati economici arrivati dagli Usa all'indomani del Labor Day, che aveva tenuto chiusi i mercati: l'indice Pmi manifatturiero, in particolare, ha ulteriormente accelerato in agosto, fino ai massimi da due anni. Una buona notizia che gli investitori hanno accolto pensando, come sempre, soprattutto alla Federal Reserve, che potrebbe sentirsi incoraggiata ad avviare il cosiddetto "tapering", ossia la riduzione degli acquisti di titoli di Stato. La ripresa dell'attività manifatturiera – evidenziata lunedì dai Pmi anche in Cina e in Europa – è viceversa un segnale positivo per l'argento, che per il 50% viene utilizzato per scopi industriali (contro il 10% nel caso dell'oro). Non solo. L'argento sta assistendo a un crescente interesse anche in gioielleria, specie in India, dove l'import – limitato in modo meno rigido rispetto a quanto avvenuto con l'oro – ha già superato 3mila tonnellate, secondo stime di Gfms, contro le 1.900 dell'intero 2012. Ad attirare l'attenzione degli analisti è comunque soprattutto la vivacità degli investimenti. La Us Mint ha venduto monete d'argento per 3,6 milioni di once in agosto (+26%) e 33 milioni nel corso del 2013, mentre in tutto il 2012 era arrivata a quota 33,7 milioni. Nello stesso mese di agosto, le vendite di American Eagle in oro sono invece crollate del 77% ai minimi da giugno 2007 (11.500 once). Il patrimonio degli Etf sull'argento, intanto, è salito nei giorni scorsi ai massimi da 5 mesi e dall'inizio dell'anno risulta in aumento del 6 per cento. La fuga degli investitori non c'è mai stata, contrariamente a quanto è accaduto con l'oro, i cui Etf sono stati oggetto di pesanti riscatti, tanto che il patrimonio si è ridotto di un quarto.

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