L'oro sfonda 1.600 dollari

Il piano per il salvataggio di Cipro, con l'ipotesi di un prelievo forzoso dai conti correnti, ha risvegliato l'interesse per l'oro come bene rifugio. Il metallo, che la settimana scorsa aveva già tentato – senza riuscirci – di superare 1.600 dollari l'oncia, ieri si è portato sopra 1.610 $. Una reazione quasi scontata, considerata anche la discesa dell'euro ai minimi da tre mesi sul dollaro, ma che ha permesso di varcare non solo una soglia psicologica, ma anche un'importante resistenza. La prossima è posta a 1.625 $, secondo gli analisti tecnici. Molti, tuttavia, avanzano dubbi sulla possibilità che il rally prosegua. «C'è una certa rincorsa ai beni rifugio – osserva Robin Bahr di Société Générale – ma è ancora troppo presto per valutare se continuerà o meno. Tutti gli elementi che abbiamo oggi in mano suggeriscono che l'oro non dovrebbe apprezzarsi molto più di così».Anche per Barclays Capital «le incertezze sul piano macro hanno la possibilità di spingere in rialzo l'oro, ma la tendenza appare frenata dall'affaticamento degli investitori». La banca ha ridotto le sue previsioni di prezzo per il 2013 da 1.778 a 1.646 $/oz, evidenziando in particolare come la fuga dagli Etf, benché rallentata, non sia finita: in marzo ci sono stati riscatti netti per altre 31 tonnellate, che fanno salire a 141 il totale da inizio anno. Controcorrente Hsbc, secondo cui quest'ultimo si rivelerà «soltanto un fenomeno di breve termine». Anche questa banca ha tagliato le stime sul prezzo del lingotto, ma su livelli che restano elevati (da 1.760 a 1.700 $ per il 2013 e da 1.775 a 1.720 $), in quanto è convinta che il rally potrebbe ritrovare fiato, grazie al proseguimento delle operazioni di quantitative easing, al rischio inflazione e un rafforzamento della domanda di monete e in gioielleria, cui fara da contraltare una minore offerta di oro vecchio. 

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